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Contrada Todesca, l'altra parte di Pergine

Aggiornamento: 15 apr 2021



Via Battisti a Pergine Valsugana un tempo era abitata da famiglie tedesche, a differenza di Contrada Taliana...


di LINO BEBER


PERGINE VALSUGANA – La

via di Pergine che dal 1918 ricorda Cesare Battisti (1875-1916), geografo, giornalista, politico socialista e irredentista nato a Trento, dove fu processato e giustiziato per alto tradimento nella fossa del castello del Buonconsiglio, è tuttora conosciuta come via del Mercatello (Marcadel), perché sede del mercato settimanale, e dal secolo XV Contrada Todesca, perché durante il periodo dell’attività mineraria vi risiedevano famiglie tedesche.

Nella mappa del 1855, conservata al Catasto perginese, è contrassegnata come Contrada del Cantone e durante la Prima guerra mondiale con il toponimo tedesco Erzherzog Eugen Strasse in ricordo dell’arciduca Eugenio d’Asburgo, colonnello generale impegnato nel 1915 sul fronte meridionale contro il Regno d’Italia.


SULLA VIA DEL MARCADEL nei tempi passati avveniva la lettura pubblica di proclami dei signori del castello, dei notai e di altre autorità. La via è preceduta da piazza Santa Maria, dove si trovano le chiese di sant’Antonio e di san Carlo, e da un tratto di via Fabio Filzi con il palazzo Montel, che prima del 1847 era a un solo piano e con la sua ristrutturazione fu trasformato nel palazzo signorile di proprietà della famiglia di Francesco Montel con un’elegante facciata formata da un corpo centrale sovrastata da un timpano e da due parti laterali leggermente rientranti, da un elegante poggiolo in pietra e sulla chiave di volta della porta le iniziali FM (Famiglia Montel) scolpite nella pietra. All’interno la tipica disposizione delle case signorili con salone centrale pavimentato a mosaico veneziano e stanze circostanti con soffitti affrescati e decorati con stucchi, tra i quali spicca la “sala pechinese” con motivi orientali.


IL LASCITO DELLA SIGNORA MONTEL

La signora Luisa Montel in Gentilini (1881-1959), in data 12 gennaio 1957, dispose nel suo testamento che il palazzo di famiglia in via Fabio Filzi con pertinenze annesse venisse ceduto al Comune con vincolo d’uso a scopo di pubblica utilità, preferibilmente in favore di anziani bisognosi.

Nel mese di luglio 1962 il vecchio edificio dell’Ospedale Ricovero di Santo Spirito collocato in piazza Gavazzi fu demolito e la sede fu trasferita nel palazzo Montel.

Nel 1975 nel vasto orto-giardino annesso al palazzo fu costruita una nuova struttura, completata nel 1978 anche grazie ai lasciti di due benefattrici perginesi: Maria Sartori (1860-1949) che donò la sua casa di via Maier con annessa filanda e Lina Moser (1898-1977).

Palazzo Montel fu trasferito in proprietà al Comune ed è ora sede della scuola musicale Camillo Moser e di varie associazioni (SAT con il Corpo di Soccorso Alpino, Amici della Storia, Coro Castel Pergine).

CASA GASPERINI

Il primo palazzo che troviamo a sinistra in via Cesare Battisti è casa Gasperini che fa angolo con via Pive.

Fu edificato nel XVII secolo e poi ampliato con aggiunta di un’ala adibita prima a filanda e poi a falegnameria con il rinomato mobilificio artistico di Giulio Rizzi, che si avvalse dell’opera del cognato Ruggero Rossi valente artista e scultore. Nel 1929 un incendio distrusse la parte di fabbricato alla destra del portale e la sua ricostruzione creò un edificio con botteghe al pian terreno e appartamenti d’abitazione. Il portale dell’ex negozio di materiale elettrico dei fratelli Andreatta porta la data 1533.


LA CASA DEL MINERALE

Segue la Casa del minerale, dove nel 1508 abitava il giudice minerario Simone Höltzt; è inoltre nota per aver dato i natali a Tommaso Maier e pertanto chiamata anche casa Maier (con annesso molino) anche quando subentrarono come nuovi proprietari i Montel, antica famiglia che nel locale a pianterreno esercitavano, già a partire dal ‘700, la professione di speziali (farmacisti). I Montel nell’800 cedettero la proprietà alla famiglia Devarda che continuò l’attività di farmacia fino al dottor Silvio (1909-1999).

Continua l’elegante edificio un tempo della famiglia Eberle e dall’inizio del 1700 della famiglia Tommasini arrivati da Tres in Val di Non iniziando una fiorente attività commerciale e tuttora in via Cesare Battisti si può notare in caratteri dorati la scritta Luigi Tommasini, padre di Guido che fu podestà di Pergine Valsugana dal 1936 al 1943.


ALTRI PALAZZI SULLA PARTE SINISTRA DELLA VIA

Vi è poi il palazzo della famiglia Garbari con portale che riporta nella chiave di volta 1691 e due lapidi ricordano i due fratelli Garbari, Tullio (1892-1931) famoso pittore e Mario (1897-1917) irredentista morto nella Prima guerra mondiale.

Seguono altri palazzi, dove un tempo c’era la bottega di Cesare Andreatta, padre del professor Ciro Andreatta (1906-1960), al quale è intitolata la scuola media di via dei Caduti, fino ad arrivare a Palazzo Grandi-Valdagni che si trova a chiusura di via 3 Novembre.


IL LATO DESTRO DELLA VIA

Sul lato destro della via il primo palazzo un tempo era della famiglia Grandi, poi della famiglia Lorenzi che al pianterreno ha gestito per decenni la macelleria, ora è casa ITEA. Particolare è il portale di sinistra che presenta ai lati due finestrelle ovoidali con inferriata.

Segue il palazzo della famiglia Dallatorre che un tempo era l’antica casa del Giudizio minerario fino all’inizio del 1800.


SEDI DI VARIE ATTIVITÀ

Sulla sinistra, dove arriva via Crivelli, sorge il palazzo un tempo della famiglia Valdagni e ora al pianterreno sede della farmacia Bottura e ai piani superiori studi medici e appartamenti d’abitazione. Dopo il tratto dove un tempo correva la roggia grande (o canale macinante) c’è il palazzo della famiglia Girardi che al pianoterra un tempo era occupato dal Ristorante Commercio (detto anche al Ponte per via di un piccolo ponte sotto il quale scorreva l’acqua della roggia) e dalla fabbrica di gazzosa e ora dal bar Commercio.

Nella sede dove una volta c’era la bottega del mitico moleta Silvio Tomasini, Mirella Gretter aprì poi la Libreria Athena e ora Luciano Olzer con la sua arte fotografica.

Seguono il palazzo, un tempo della famiglia Grillo di Canezza, con la storica bottega della famiglia Crivellari e il palazzo dove una piccola lapide ricorda: «Fin qui arrivò la Fersina ai 18 agosto 1748», in ricordo della devastante inondazione.



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