di GIUSEPPE FACCHINI
Il CEO della Federazione Industria Musicale Italiana Enzo Mazza ci parla del diritto d'autore e dell'ultimo Festival di Sanremo...
Presidente Mazza, ci può dare una valutazione dell’ultimo Festival di Sanremo guardando al mercato discografico?
«Anche quest’anno è stato un grosso successo, con tantissimi artisti e brani che hanno raggiunto significativi risultati in termini di certificazioni sia sul piano dei dischi di platino che d’oro. Oltre la metà degli artisti in gara ha ottenuto una certificazione ed è un risultato molto significativo e sono quasi tutti presenti nella top venti dei singoli. Le vendite finali le vedremo a fine anno, ma vi sono elementi che fanno pensare che sarà un anno particolarmente favorevole. Già nel primo mese abbiamo superato il primo festival di Amadeus del 2020 come totale delle certificazioni».
Quali i pregi di Amadeus nell’organizzazione della rassegna?
«Ha raccolto le esigenze del settore di avere in gara al festival artisti che tutto l’anno siano protagonisti delle classifiche e quindi il fatto che Sanremo sia tornato in questi anni ad essere centrale per il mercato discografico è un risultato importante, che ha fatto ottenere particolari ricavi alla RAI. È aumentato il pubblico di giovani che segue il Festival, vuole dire aver avuto in gara artisti sempre più giovani e beniamini dei ragazzi e questo ha fatto sì che alla fine il Festival sia tornato al centro anche del consumo televisivo oltre che di quello musicale».
Quali le problematiche per l’industria su questo evento?
«È un evento molto costoso, l’abbiamo fatto presente anche a RAI, c’è sempre un aumento dei costi di trasferta, degli alberghi molto impegnativo. Abbiamo invitato RAI a rivedere i contributi che dà alle case discografiche. Ad esempio, la serata del venerdì delle cover è molto complessa e molto difficile da gestire con un Ariston che non è più un teatro in grado di sostenere un evento di questa portata, quindi bisogna fare delle valutazioni. Forse anche il numero di artisti troppo elevato in gara, ne bastano 20 o 25 anche per valorizzare maggiormente la partecipazione di tutti gli artisti».
Che ne pensa sull’eventuale ritorno delle due distinte categorie Big e giovani?
«Oramai i giovani sono in testa alle classifiche anche quando hanno 18 o 19 anni e sul mercato sono tutti insieme. Forse si può invece lavorare maggiormente sull’accompagnamento di questi artisti giovani alla gara di dicembre che dia più visibilità, cominciando qualche mese prima per promuovere adeguatamente questi giovani che si avvicinano all’evento».
Parliamo di intelligenza artificiale. Il Parlamento Europeo ha approvato recentemente un regolamento in materia.
«È un regolamento molto importante che sarà efficace immediatamente, senza dover esser recepito a livello nazionale, anche se passeranno alcuni mesi prima che sia effettivamente applicato nei singoli stati membri. Viene stabilito l’obbligo per queste piattaforme di fornire tutte le informazioni relative ai contenuti che sono stati utilizzati per addestrare le piattaforme di intelligenza artificiale generativa. Deve quindi consentire ai titolari dei diritti di chiedere delle licenze, obbligando le piattaforme a richiedere delle licenze ai titolari di diritti per quei contenuti che sono utilizzati per addestrare i sistemi, cosa che altrimenti non consentirebbe di tutelare i diritti degli artisti e dei produttori. Questo un primo passaggio importante, l’obbligo di registrazione e quindi di indicare le fonti utilizzate in modo tale che si possa poi dare atto che ci sono stati dei contenuti che sono protetti e utilizzati».
Quali altre novità significative?
«Altro punto quello dell’uso dell’immagine e della voce dell’artista senza la sua autorizzazione, per creare delle false canzoni ad esempio, o per creare dei videoclip che non sono reali, dove vengono usate le voci e le immagini degli artisti. Questo è importante non solo nella musica in generale, ma pensiamo alle prossime elezioni europee con il timore che vengano costruiti falsi video con i politici che fanno affermazioni che poi non risultano vere; quindi sono delle manipolazioni e questo nel settore musicale è importante perché la voce e l’immagine dell’artista deve essere autorizzata».
L’I.A. una opportunità o un rischio?
«È una opportunità da un lato, ma dall’altro va gestita con attenzione. Perché l’I.A. può anche aiutare a fare e a produrre musica, anche l’artista può usarla come ausilio come è stata una volta il computer per la creazione di musica o il sintetizzatore con la musica rock, però si deve tenere conto dei potenziali rischi. Devo dare atto dell’impegno del governo italiano e dei parlamentari di ogni collocazione politica e del relatore italiano al Parlamento europeo che è stato negoziatore di qualità, tenendo testa alle richieste delle grandi piattaforme americane che non volevano avere regolamentazione e avere il campo libero in Europa. L’Italia ha ora la presidenza del G7 e uno dei temi è l’I.A. e la tutela del valore umano della produzione, tra le cose su cui l’Italia si è impegnata a garantire che al centro del contributo creativo ci si sia la protezione della creatività umana».
Su quali altri sfide è impegnata la F.I.M.I.?
«A garantire che le nostre aziende siano attente a questi sviluppi, l’attività di informazione ai nostri associati con delle consultazioni regolari e periodiche per evidenziare come si stanno muovendo le normative e gli aspetti tecnologici che queste innovazioni stanno ponendo alle sfide tecnologiche. Stiamo lavorando sul tema del tax credit musicale, strumento fiscale per la nostra industria che prevede incentivi per le aziende che investono e questo ha favorito la crescita di un repertorio italiano con tanti nuovi artisti. Siamo molto contenti di tanti nuovi talenti, del ricambio generazionale sul quale siamo impegnati e anch’io personalmente, così come verso la grande attenzione alla musica italiana anche a livello internazionale».
Quali le funzioni dei social?
«I social media sono uno strumento importante di promozione, ci sono delle rinegoziazioni in corso tra alcune aziende con queste piattaforme e vediamo dai dati che in Italia c’è una crescita di questo segmento e dallo streaming alle piattaforme si aprono nuove possibilità».
L’industria discografica italiana è quindi in salute?
«Sì, è in salute ed è cresciuta con tanti nuovi artisti che hanno successo e abbiamo anche buoni successi all’estero»