di MASSIMO DALLEDONNE
Era la zia del pittore Guido Polo. Il personaggio che vogliamo presentare questo mese è Erminia Bruna Menin, una figura ancora oggi poco conosciuta in Valsugana, nata a Borgo il 20 marzo 1870 e morta a Trento, all’età di 70 anni, il 14 febbraio del 1940.
Come scrive nel suo volume Cives Burgi Ausugi Memoria Digni don Armando Costa «dopo aver trascorso i primi anni della sua vita a Padova e Trieste, perfezionò l’educazione artistica frequentando a Monaco di Baviera l’Accademia delle Belle Arti con il professore Hess. Nelle ore libere dipingeva delle miniature di avorio per i mercanti d’arte della città stringendo amicizia con la giovane e ricca pittrice ungherese Julia Paulaj».
Dopo l’esperienza tedesca Erminia Bruna Menin ritornò a Trieste dove si specializzò nei dipinti di fiori, ritratti e nature morte arricchendoli con sfondi di velluti antichi, cristalli di Murano e Copenaghen e avendo particolare cura per i colori e l’illuminazione.
Gli anni tra il 1900 ed il 1902 sono quelli più prolifici «in cui – come scrive ancora il compianto don Armando Costa – la tavolozza e gli impasti sono densi e compatti di basse colorazioni registrate sui bruni tipici della scuola bavarese per schiarirsi e farsi brillanti di riflessi, senza tuttavia perdere una certa solidità iniziale».
A Trieste rimane fino al 1913 per trascorrere poi, a causa della Prima Guerra Mondiale, diversi anni da sfollata a Schwarz. Nel 1923 arriva a Trento dove si sposa assumendo il cognome Menin alternando la pittura da cavalletto con ritratti a pastello di fanciulli o anziani. «Accanto alla pittura – si legge ancora nel libro di don Costa – ebbe una chiara disposizione per le arti applicate che aveva sperimentato alle lezioni di un mediocre maestro ai tempi del suo primo soggiorno a Trieste e affinata successivamente a Venezia vicino agli insegnamenti dell’artista Vittorio Zecchin. Di lei si ricordano anche dei piatti in lamina d’argento, cesellato rami bruniti, rivestito dei cofani in cuoio pattinato e intagliato ventagli di avorio e in corno».
Una volta sposata, l’artista rallenta la sua attività prendendo però parte a diverse mostre a Trento (1928) e Bolzano (1930) oltre ad una esposizione dedicata agli artisti triveneti ospitata nel 1927 a Padova.
Ancora don Armando Costa: «Ma già dopo il 1930 i nuovi fermenti e orientamenti dell’arte che, anche a Trento, si erano venuti pronunciando, avevano determinato un clima culturale lontano dalle sue convinzioni. Tanto che in un momento di depressione aveva anche distrutto molti dei suoi dipinti».
Erminia Bruna Menin si ritira dalla vita artistica trentina concedendosi solo sporadici momenti di attività con pochi acquerelli oggi in gran parte dispersi.
La pittrice muore il 14 febbraio del 1940 a Trento e oggi i suoi disegni e dipinti appartengono al Museo Nazionale di Trento, al Museo Civico di Riva del Garda e sono presenti pressi diversi privati di Trento, Bolzano, Borgo Valsugana, Mezzolombardo, Torre Boldone di Bergamo, Venezia e Como. Altri suoi lavori si trovano presso le collezioni di Loeb a Trieste, Steinhart di Vienna, Cohen di Padova, Acton di Bucarest e Squitti di Cittinie.
Una piccola curiosità. Nelle scorse settimane il comune di Borgo Valsugana è riuscito ad acquistare un dipinto della pittrice: si tratta dell’opera d’arte Interno con vaso di fiori, specchiera e miniatura messo all’asta da un negozio di antiquariato di Trento. Un bel gesto di riconoscenza per un’artista che merita di essere rivalutata e ricordata.