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La mobilità futura del Trentino passa attraverso la “Prossima Fermata”




di JOHNNY GADLER


Prossima Fermata” è un progetto promosso dal Consiglio Studentesco dell’Università di Trento che si concentra sul miglioramento dell’efficienza dei servizi di trasporto su rotaia e su gomma, oltre che sul potenziamento delle infrastrutture, con l’obiettivo di creare una rete di trasporti interconnessa che faciliti l’accesso ai servizi essenziali e alle opportunità lavorative per i residenti del Trentino. Ne parliamo con Giovanni Migotto, uno dei due coordinatori del progetto... 



Giovanni Migotto

Giovanni Migotto, com’è nato il progetto “Prossima Fermata”?

«Il progetto “Prossima Fermata”, coordinato da me e da Filippo Stenico assieme a un gruppo di lavoro composto da una decina di persone, è nato nell’ambito del Consiglio Studentesco dell’Università di Trento, il massimo organo di rappresentanza all’interno dell’Ateneo trentino, in collaborazione con la Consulta provinciale degli studenti delle scuole superiori, nonché con la Consulta comunale degli studenti di Trento. L’idea ci è scaturita  nel momento in cui ci sono arrivate numerose segnalazioni riguardanti il tema dei trasporti e della mobilità. All’inizio ci eravamo concentrati soprattutto sul trasporto urbano di Trento, ma poi – visto che l’Ateneo trentino si snoda anche sulle sedi di Rovereto e di San Michele all’Adige e considerato che molti studenti sono pendolari, provenienti dalle vallate o addirittura da fuori provincia – ci siamo man mano allargati all’intero Trentino, nonché ad alcune aree limitrofe extraprovinciali». 


Quali sono gli obiettivi del vostro progetto?

«"Prossima Fermata" è un progetto piuttosto ambizioso, che si propone tre grandi obiettivi. Il primo è riuscire a mappare i flussi di mobilità studentesca – universitari, studenti delle superiori e anche del Conservatorio – in tutto il Trentino e nelle aree limitrofe, pensiamo all’Alto Adige fino al capolinea di Bolzano e al Veneto fino a Verona, Bassano del Grappa e Feltre».


Il secondo obiettivo, invece?

«Realizzare un questionario che ci restituisca un’istantanea della situazione attuale dei servizi di trasporto pubblico nella regione e creare, nel contempo, uno strumento che sia utilizzabile per rilevazioni future non solo dalla rappresentanze degli studenti, ma anche dagli Enti locali». 


Come funziona e come è articolato il questionario?

«Il nostro questionario on-line, somministrato alla popolazione studentesca del Trentino, si articola su tre macro aree – trasporto extraurbano, trasporto urbano, trasporto su rotaia – ed è suddiviso in 76 sezioni. All’inizio viene chiesto se si viaggia per motivi di studio, lavoro/studio o lavoro. Le domande principali riguardano i punti di partenza e di arrivo, quindi i flussi maggiormente utilizzati. Ma abbiamo posto quesiti anche sulle fasce orarie e sulla percezione di capienza del mezzo. In base a come uno risponde, si viene indirizzati verso una determinata area. Proprio al fine di distinguere le varie utenze, all’inizio viene chiesto se si utilizza abitualmente un altro mezzo di trasporto. Ovvio che essendo il progetto incentrato sull’efficientamento del mezzo pubblico, chi rispondeva di utilizzare un altro mezzo, e indicava quale, poi usciva dal questionario. Ma secondo noi è un dato interessante anche capire quanti si spostano con un mezzo privato e quanti con i mezzi pubblici. La prima fase di raccolta dati tramite il questionario è già stata portata a termine in questi ultimi mesi e ora siamo in fase di analisi delle risposte ottenute. I primi risultati dovrebbero essere disponibili già alla fine di questo mese di ottobre». 


Quanti hanno compilato il questionario?

«Circa 2 mila studenti. Un campione oltremodo rappresentativo, soprattutto perché l’abbiamo dettagliato proprio su chi abitualmente utilizza il mezzo pubblico, che era il nostro punto focale. Trattandosi di un progetto pilota non ci aspettavamo una simile adesione. In questo primo esperimento abbiamo utilizzato Google Forms, ma stiamo già lavorando con gli enti locali per fare in futuro delle rilevazioni ancora più dettagliate e con sistemi informatici migliori». 


Il terzo obiettivo del progetto?

«Riallacciandomi a quanto detto poc’anzi, il nostro intendimento non è solo quello di raccogliere le istanze avanzate dagli studenti, bensì anche quello di porci al servizio del territorio che ci ospita, mettendo a disposizione una banca dati che permetta di effettuare valutazioni accurate per migliorare la mobilità e la qualità della vita in Trentino e nelle aree limitrofe. Pertanto, non a caso, abbiamo subito intavolato un confronto con gli enti locali – Provincia autonoma di Trento, Comunità di Valle, principali Comuni trentini – nonché con l’azienda Trentino Trasporti. Dagli incontri è emersa la convinzione di fondo che progetti come questo potrebbero essere estesi a beneficio anche di altre categorie, oltre alla popolazione studentesca».


Ad esempio?

«Innanzi tutto ai lavoratori pendolari. Ne abbiamo parlato con la Comunità Valle dei Laghi e con la Comunità Valsugana e Tesino. Ma pensiamo anche ai lavoratori stagionali. Nel confronto con la comunità Alto Garda e Ledro è emerso, infatti, che al lago di Ledro d’estate vi sono impiegati tanti lavoratori stagionali, soprattutto giovani, che magari non hanno ancora la patente. Quindi sarebbe interessante capire come gestire questi flussi. Un’altra categoria che potrebbe essere coinvolta è senz'altro quella degli anziani. Quando abbiamo incontrato la Comunità di Primiero, ad esempio, loro ci hanno rappresentato il fatto che gli anziani del luogo per le cure mediche si rivolgono principalmente a Feltre poiché i collegamenti con Borgo Valsugana e con il resto del Trentino sono piuttosto difficoltosi. Non dimentichiamoci, però, la categoria dei turisti che si spostano da Bolzano a Trento e viceversa, nonché  dal capoluogo verso le valli. Ma anche da Trento verso Bassano del Grappa, Feltre e così via. In chiave turistica è interessante anche l’analisi dei flussi che percorrono la Valle di Cembra, Valle di Fiemme e Val di Fassa in direzione degli impianti sciistici. 

Questi ragionamenti possono essere poi connessi ad altre tematiche. Pensiamo ad esempio alla questione degli affitti, che non riguardano solo gli studenti, ma anche le famiglie e altre categorie. Ma c’è di più. Potenziando la mobilità interna, si punta a promuovere politiche attive per la montagna, favorendo il ripopolamento delle aree meno densamente popolate, valorizzando i luoghi e gli eventi locali. Questo approccio integrato, quindi, guarda non solo alla funzionalità dei trasporti, ma anche alla valorizzazione del territorio, rendendo le diverse aree del Trentino più connesse e accessibili». 


Posto il fatto che i primi dati ufficiali del sondaggio saranno disponibili a fine ottobre, ci può anticipare quali potrebbero essere, a suo avviso, le principali tematiche che emergeranno?

«Senz’altro emergeranno criticità, da parte della popolazione universitaria, per quanto riguarda i collegamenti lungo l’asse del Brennero. Mi riferisco in particolar modo all’interruzione del servizio ferroviario tra le ore 10 e le 12 a causa della manutenzione ordinaria di RFI (Rete Ferroviaria Italiana).  Ma – dato che l’università si snoda su tre centri, Trento, Rovereto e San Michele all’Adige – sotto la lente d'ingrandimento finiranno anche le coincidenze tra Trento e Malé e la ferrovia del Brennero, oppure, dopo una certa ora, le corse che cominciano a venire meno lungo la Trento-Malé. Per quanto riguarda la città di Trento emergerà sicuramente la criticità della linea 5, quindi la risalita verso la collina: tra le ore 7.00 e le 9.00 vi sono all’incirca 6 mila studenti che si dirigono verso i sei dipartimenti della collina tra Povo e Mesiano. Senza contare i collegamenti con lo studentato di San Bartolameo nella zona sud di Trento, che possono interessare poi anche il centro città».    

 

Quali sono le prospettive future del progetto?

«Tra le prospettive future del progetto spiccano senz’altro la riduzione dei tempi di viaggio lungo le linee ferroviarie della Valsugana e del Brennero, con una serie di interventi volti a migliorare la velocità e l’efficienza del collegamento tra Trento e il resto del territorio. Questi interventi includono la rimozione dei passaggi a livello, la modernizzazione delle infrastrutture esistenti e l’introduzione di maggiori e più rapidi collegamenti per i pendolari. Inoltre, si stanno esplorando soluzioni per migliorare i collegamenti su gomma e rotaia all’interno del Trentino, con particolare attenzione ai collegamenti tra le valli ai già ricordati centri universitari di Trento, Rovereto e San Michele all’Adige. Si stanno studiando anche future collaborazioni con gli enti locali per ottimizzare ulteriormente la rete di trasporti, sviluppando soluzioni di mobilità sostenibile, per ridurre l’impatto ambientale, migliorare l’accessibilità delle aree rurali e dei centri universitari».


Ha accennato alla riduzione dei tempi di viaggio sulla linea della Valsugana, in che modo?

«Noi siamo partiti da una premessa: dopo i trentini, la seconda popolazione studentesca più numerosa dell’Ateneo trentino è rappresentata dai veneti. E gran parte di questi studenti, che provengono dal Veneto orientale o dal Friuli Venezia Giulia, per i loro spostamenti da casa verso l’Ateneo trentino e viceversa utilizzano la linea della Valsugana. Quindi noi ci siamo confrontati più volte con gli enti locali sia trentini che veneti sulla linea della Valsugana e di Valbrenta al fine di offrire, per quanto possibile, il nostro contributo. Già sappiamo che lungo la linea della Valsugana sono in corso opere di efficientamento da parte di RFI che dovrebbero ridurre i tempi di percorrenza. Noi abbiamo avanzato una proposta aggiuntiva riguardante un eventuale trasporto su gomma diretto da Trento verso Bassano del Grappa con fermate solo nei centri principali. Un’altra proposta, che riguarda invece i treni, è quella di estendere i treni notturni dopo le ore 23 tra Trento e Rovereto e anche sulla linea della Valsugana perlomeno fino a Pergine Valsugana o a Borgo. Questo per permettere non solo a noi studenti, ma anche ai turisti e alla popolazione locale, di potersi spostare tranquillamente e sfruttare al meglio le serate sia nel capoluogo che nelle valli». 

 

Riassumendo tutti i concetti, quindi, come potremmo definire il progetto “Prossima Fermata” in poche battute?

«Prossima Fermata si configura come un’iniziativa ambiziosa e lungimirante, volta a rispondere a esigenze concrete attraverso una pianificazione integrata e collaborativa. Il successo del progetto dipenderà dalla capacità di coinvolgere attivamente tutti gli attori interessati, garantendo che le soluzioni proposte siano sostenibili e rispondano ai bisogni della comunità. Con un approccio sistematico e dati aggiornati, si potranno realizzare interventi mirati che migliorino la qualità della vita dei cittadini trentini, promuovendo una mobilità più efficiente e inclusiva, contribuendo al benessere generale della regione».



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