di LICIA CAPPATO
Si parla sempre più di sicurezza su ogni fronte: nel lavoro, nella casa, nella ristorazione, nell'istruzione, nella sanità eccetera... Ma la mia domanda è: quanto la
parola sicurezza è usata per il suo vero valore?
Quanto in realtà la parola "sicurezza" nasconde la volontà di un controllo eccessivo, che nella maggior parte dei casi diventa limite e castrazione della creatività e della libertà?
Come genitore oggi mi faccio sicuramente molte più domande di un tempo, visto che ho la responsabilità di due vite che non hanno ancora la capacità su vari aspetti di decidere, avendo buona parte degli “strumenti” di valutazione in via di sviluppo.
Le domande: “quanto devo rendere sicuro l'ambiente, la situazione, ecc... per il loro bene?”;“fino a che punto devo renderlo sicuro?”;“ed è veramente tutto necessario?”
Sono presenti quotidianamente nella mia mente più volte, perché mi rendo conto che è più per un mio bisogno di controllo, la presenza di timori e talvolta bisogno di comodità che spesso tenderei a nascondermi dietro alla frase “lo faccio per il tuo bene”.
Ho trovato più saggio mano a mano che crescono, in base alla fascia d'età e al grado di maturità sollecitare il loro senso critico e la loro parte creativa per trovare soluzioni e strategie, in un'unica parola portarle all'indipendenza, e questo ho compreso realizzarlo al meglio, rivedendo il mio concetto di sicurezza.
Non è comodo di certo, ma saranno due donne adulte del domani e forse anche mamme che potranno fare dal medico, all'insegnante, alle contadine a … che nelle scelte sapranno fare le loro valutazioni ed elaborare soluzioni in onore e rispetto.
Queste domande me le pongo anche nei miei confronti quando mi si parla di regole e normative imposte “dall'alto” in nome della sicurezza.
Uno dei tesori che come ho scritto sopra ritengo importante coltivare è il senso critico, tesoro che trovo assai poco presente nella nostra società, si prende tutto per buono senza porsi domande, senza chiedersi ma è veramente giusto e vero ciò che cercano di propinarci?
Quanto c'è di giusto, vero e utile e quanto nasconde: controllo, interessi economici e finanziari ben vestiti a festa, con la strategia subdola di usare parole che stimolano fiducia nei confronti di chi legge o ascolta?
Troppa fiducia o troppa poca respons-abilità (abilità di risposta)?
Comprendo che l'educazione e l'istruzione ricevuta fin dalla tenera età è della serie: “quello che dico io, essendo: maestro, titolare, capo, genitore, onorevole, giudice, forza dell'ordine..., è la verità e questo è quello che devi fare senza discutere, altrimenti ...” e qui la minaccia che si sviluppa in ogni sua forma: dalla nota, alla punizione, al richiamo, alla denuncia, alla multa, ecc...
Un sistema che porta avanti l'ubbidienza a suon di minacce e non lo sviluppo del senso critico e del sano ragionamento per portare successivamente allo sviluppo di un pensiero etico, sano e responsabile...ma così saremo troppo indipendenti e quindi non comodi da ammaestrare! Certo è più facile dare ordini che cercare un sano confronto che fa nascere una soluzione per rendere felici e soddisfatte entrambe le parti. Per far questo occorre più tempo ed energie, elementi che al giorno d'oggi sono molto limitate e che abbiamo permesso di ammaestrarci ad impiegarle solamente per lavorare, lavorare e lavorare per poi consumare, consumare, consumare.
Ci hanno ammaestrati a delegare, a farci credere che c'è chi sa fare meglio di noi, e quindi fanno poi il gioco più comodo e conveniente a loro.
Non ci è stato di certo insegnato di prenderci tempo per pensare, per ricercare, per studiare, per riflettere, per vedere le varie sfumature, per dire la nostra e così poi fare la scelta più giusta per noi.
La mia fiducia nell'Essere Umano Vivo e Vivente è indirizzata nel sentire e leggere oltre le parole usate e nel vedere le reali azioni messe in atto; non è mai tardi per cominciare e il mio augurio è che sempre più belle anime comincino a farlo. Buon novembre a tutti!
Licia
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