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Immagine del redattoreil Cinque

Un viaggio alla scoperta dell'Algeria





di LINO BEBER


Recentemente  ho visitato, con un gruppo organizzato, una parte dell'Algeria. Ecco il mio diario di viaggio 


GIORNO 1.

Volo da Milano ad Algeri (1.096 km, circa 2 ore) e breve passeggiata per alcune vie della città con la guida turistica Andrea Lorenzato, piemontese che esercita in modo simpatico e professionale la sua attività in questo paese che solo da pochi anni si è aperto al turismo.


GIORNO 2.

Di buon mattino partenza per la città punico-romana di Tipasa (o Tipaza), sito UNESCO che dista circa 60 km dalla capitale. Inizialmente era una piccola e antica postazione punica, conquistata dai Romani e trasformata in una colonia militare per volere dell'imperatore Claudio. 

La città romana è stata costruita su tre piccole colline che si affacciano sul mare, ci sono i resti di un teatro, un anfiteatro, un ninfeo, le terme, due necropoli e le rovine di tre chiese: la Grande Basilica, la Basilica di Alessandro sulla collina occidentale e la Basilica di San Salsa sulla collina orientale. 

Una volta conquistata dai romani, la città acquisì una maggiore importanza commerciale e militare per il suo porto e per la sua posizione centrale di collegamento alle strade costiere romane del Nord Africa. 

Fu poi in parte distrutta dai Vandali nel 430, ricostruita dai Bizantini un secolo dopo e alla fine del VII secolo la città distrutta e ridotta in rovina dagli arabi.

Da Tipasa abbiamo raggiunto la vicina Cherchell con visita al museo ricco di bellissimi mosaici. È seguito un fiero pasto a base di ottimo pesce prima di rientrare ad Algeri per il volo diretto a Ghardaia (483 km) con arrivo in tarda serata, cena e meritato riposo.


GIORNI 3 E 4

Sono stati dedicati alla scoperta della valle di M’Zab che ospita cinque ksar (città fortificate) conosciute collettivamente con il nome di pentapoli mozabita,  sito diventato patrimonio UNESCO nel 1982.

Queste cittadelle fortificate sono state edificate nel X secolo per opera dei musulmani ibaditi in fuga da una serie di persecuzioni ai loro danni iniziate nel VII secolo nella penisola araba e che li aveva visti attraversare Libia, Tunisia, nord dell’Algeria fino a questo luogo remoto. 

Abbiamo iniziato con la visita di Ghardaia, oasi capitale della pentapoli, che, per la sua bellezza ispirò il famoso architetto francese Le Corbusier. 

Partiti dall’ampia piazza con portici abbiamo visitato i mercati di prodotti agricoli e artigianali e attraverso le sue vie abbiamo raggiunto la Moschea M'zab dal minareto piramidale e la Kasbah El-Kebir, fortezza medievale costruita nel XVI secolo. 

Camminando nelle strette vie tortuose delle cittadine della pentapoli ibadita si osservano le donne avvolte nelle vesti completamente bianche che assomigliano a fantasmi con un solo occhio come finestra sul mondo esterno. 

Nel pomeriggio abbiamo visitato la seconda cittadina della pentapoli, Beni Izguen, la “Pia”, dove, essendo in pantaloni corti, vengo rivestito con una elegante “gandura” con la quale vengo scambiato per un ibadita. 

Attraverso le sue strette vie abbiamo raggiunto nella parte più elevata la “Torre di una notte sola” con bel panorama sulla pentapoli con la sua verdeggiante oasi di palme da dattero. 

Nella parte bassa della cittadina un insolito mercato delle pulci con vecchie tastiere di  computer e materiali vari.

Nella seconda giornata abbiamo visitato le altre tre cittadine della pentapoli iniziando da El Atteuf con la sua moschea bianca con la guida locale dalla possente voce.

Per le vie le donne ibadite, asini da soma e qualche operaio al lavoro. 

Siamo poi entrati a Melika dove nella piazza siamo stati festeggiati dai bambini del posto felici di incontrare i turisti.

 Solo una rapida veduta su Bounoura, la "Luminosa" la quinta della pentapoli. 

Nel pomeriggio visita all’oasi di palme da dattero e ai suoi pozzi per l’irrigazione. In serata siamo ripartiti con volo aereo raggiungendo Costantine (504 km).


GIORNO 5.

In mattinata visita di Costantine situata nella parte nordorientale a circa 80 km dalla costa del Mar Mediterraneo.

Già abitata nel 3000 a.C., fu distrutta e poi ricostruita dall’imperatore romano Costantino nel 311 d.C., divenne poi importante centro bizantino e successivamente, sotto la dominazione musulmana, califfato di Damasco e Baghdad, quindi capitale del Regno Fatimide e Sultanato Ottomano.

Si trova in una posizione unica al mondo, su due enormi rocce che si stagliano nell’altopiano algerino: si passa da una parte all’altra della città attraverso spettacolari ponti sospesi. 

Abbiamo visitato il vivace suk, il palazzo del Bey, titolo attribuito al governatore della regione in epoca ottomana, e la grande Moschea.

Nel pomeriggio abbiamo raggiunto Timgad, sito UNESCO dal 1982, città fondata dall’imperatore Traiano nel 101 d.C. con il nome di Colonia Ulpia Marciana Traiana Thamugadi; è uno dei siti archeologici meglio conservati del paese perché nei secoli è stata interamente ricoperta dalla sabbia del Sahara e letteralmente scomparsa fino all’inizio degli scavi archeologici del 1881.

A Timgad ogni edificio evoca la potenza di Roma: l’arco di Traiano, la porta Est e la porta Ovest di Marco Aurelio, le terme, la biblioteca, le strade lastricate con grandi piastre rettangolari di calcare, le latrine pubbliche, gli splendidi pavimenti a mosaico delle case custoditi nel piccolo museo. 

Un’insolita iscrizione su una pietra, da alcuni ritenuta postuma, riporta: “Lavare, Venari, Ludere”   (farsi il bagno, andare a caccia, giocare), per indicare che qui venivano a godersi il riposo i soldati romani. 


GIORNO 6.

Ci attendono più di 400 km per raggiungere Algeri, ma lungo il cammino Andrea ci concede, come fuori programma, una sia pur breve sosta al Mausoleo di Medracen (o Medghassen o Madghis): il più antico mausoleo reale del Nord Africa di età numidica (III secolo a.C.) alto più di 21 metri, situato nel territorio del comune di Boumia nella provincia di Batna. 

Si tratta di una gigantesca cupola circondata da colonne con capitelli dorici. 

Vicino a Tipasa lungo la strada avevamo notato una costruzione simile alta 32,4 metri e la guida ci aveva spiegato che era il mausoleo reale di Mauretania di età romano-punica dei sovrani Giuba II e Cleopatra Selene (I secolo a.C.). 

Abbiamo poi raggiunto il sito UNESCO Diémjla, il cui nome berbero significa “la più bella” (la Pompei africana), in ottimo stato di conservazione in cui si trova, per la straordinaria ricchezza dei mosaici raccolti nel locale museo, per la sua posizione tra gli altipiani settentrionali della catena dell’Atlante a circa 900 metri di altitudine. La città romana di Cuicul fu fondata come colonia romana probabilmente sotto Traiano (98 - 117) e abbiamo visitato i resti delle basiliche cristiane con il battistero, il grande foro (44 x 48 metri), le terme, il Campidoglio, l’arco di Caracalla e altri archi, la singolare fontana a forma tronco-conica copia in miniatura della Meta Sudans di età flavia che si trovava vicino al Colosseo e all’arco di Costantino a Roma, lo spettacolare tempio costruito nel 229 dall’imperatore Settimio Severo dedicato al dio Marte fiancheggiato da due file di 14 colonne corinzie alte 10 metri e con altre 6 davanti al pronao, a cui si accede attraverso due gradinate, il teatro capace di 2.500 posti. In serata il ritorno alla bianca città di Algeri. 


GIORNO 7.

Intera giornata dedicata alla scoperta di Algeri, città mediterranea che si apre a semicerchio sul mare. 

Secondo la leggenda la sua fondazione risalirebbe a Ercole e ai suoi compagni di viaggio, che su queste coste decisero di fermarsi. 

Realmente ha visto avvicendarsi tantissimi popoli: Fenici, Vandali, Bizantini, Arabi, Spagnoli fino all’indipendenza dall’Impero Ottomani nel XVII. 

Nel 1834 iniziarono i 132 anni di possedimento coloniale francese, fino a quando Algeri, nel 1962 divenne la capitale dello Stato Indipendente di Algeria. 

La città è divisa in tre parti: la parte bassa ha uno stile architettonico tipicamente francese, con viali sui quali si affacciano musei, teatri e grandi edifici; la parte alta, nota come Casba, ospita la città vecchia, edificata nel XVI secolo come forte ottomano dove oggi si trovano botteghe artigiane per la lavorazione del rame e della pelle. Nell’ultima parte, l’area più estesa, si trovano i quartieri periferici che risalgono al periodo postcoloniale. 

Durante la dominazione francese fu battezzata “la blanche”, la bianca per via della sua casba (patrimonio UNESCO dal 1992, ma con necessità di un restauro urgente) con le case in calce bianca. 

Siamo dapprima saliti al mastodontico monumento commemorativo alla guerra d’indipendenza d’Algeria realizzato nel 1981-1982 che domina la baia di Algeri, il Maqam Echaid. 

È seguita la visita al museo archeologico e alla Basilica di Notre Dame d’Afrique (Nostra Signora d’Africa) situato sulla cima di un promontorio alto 124 metri. La prima pietra fu posta il 14 ottobre 1855 dal vescovo di Algeri monsignor Pavy e consacrata dal cardinal Charles Lavigerie il 7 luglio 1872. Custodi del santuario sono tuttora i missionari d’Africa noti come Padri bianchi e le Suore missionarie di Nostra Signora d’Africa fondati rispettivamente nel 1868 e 1869 dallo stesso Lavigerie. 

La basilica fu fortemente danneggiata dal terremoto del 2003 che causò 3 mila morti e, dopo i lavori di restauro iniziati nel 2007, fu nuovamente inaugurata il 13 dicembre 2010. 

La Basilica di Nostra Signora d'Africa è stata classificata nella lista dei beni culturali algerini come monumento storico dal 12 settembre 2012. 

Dopo l’ottimo pranzo in una casa privata riccamente decorata sulle pareti da artistiche piastrelle abbiamo proseguito la visita della casba dove sono tuttora visibili case crollate a causa del sisma, del mercato e per finire camminata lungo la “Corniche” del lungomare con gli eleganti palazzi in stile francese. 

Prima della cena d’addio l’aperitivo all’Hotel El-Djazair a 5 stelle.


GIORNO 8. Volo da Algeri a Milano riportando a casa dei bei ricordi di un paese impropriamente considerato a rischio e di persone che ci hanno sempre accolto con il sorriso e con un caldo saluto.

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